NEUROLOGIA

Dr Giovanni Albani

Dr. Roberto Conigliaro

Dr.ssa Emanuela Garro
(tecnico di Neurofisiopatologia)

Dr. Rosario Vecchio

Dr. Giuseppe Zappalà

 

La visita neurologica permette di rilevare eventuali patologie o disturbi che colpiscono il sistema nervoso centrale o quello periferico, cioè il cervello, il cervelletto, il midollo spinale, il tronco encefalico, il tronco nervoso, i gangli, le radici e i plessi extraviscerali e intraviscerali.

Preparazione
Per sottoporsi a una visita neurologica non è necessaria alcuna preparazione specifica. La visita inizia con l’anamnesi, ossia un colloquio durante il quale lo specialista raccoglie il maggior numero di informazioni sul motivo della visita e sulla storia clinica personale.

Esame obiettivo
Durante l’esame obiettivo il neurologo cercherà segni visibili di una patologia. Questi possono includere la postura, il senso dell’equilibrio o qualsiasi difficoltà nell’esecuzione di determinati movimenti. I tests a disposizione del neurologo sono:

  • Elettroncefalogramma – EEG
  • Elettromiografia – EMG
  • Potenziali evocati

L’elettroencefalogramma è un esame diagnostico non invasivo che rileva l’attività elettrica del cervello, per mezzo di sensori (elettrodi) applicati al cuoio capelluto.  L’EEG misura le fluttuazioni di tensione derivanti dalla corrente ionica all’interno dei neuroni del cervello. Clinicamente, l’EEG si riferisce alla registrazione dell’attività elettrica spontanea del cervello per un periodo di tempo, mediante l’uso di sensori posizionati sul cuoio capelluto.  Le applicazioni diagnostiche generalmente si concentrano sui potenziali relativi agli eventi o sul contenuto spettrale dell’EEG. Il primo indaga le potenziali fluttuazioni temporali legate a un evento, come “l’inizio dello stimolo” o la “pressione di un pulsante”. Il contenuto spettrale analizza il tipo di oscillazioni neurali (chiamate “onde cerebrali”) che possono essere osservate nei segnali EEG nel dominio della frequenza.  L’EEG ha vari impieghi. Il più noto è quello di diagnosticare l’epilessia, che causa anomalie nelle letture EEG. Viene anche usato in caso di: disturbi del sonno, malattie cerebrovascolari, tumore cerebrale, danni cerebrali da trauma cranico, encefaliti, cerebropatie metaboliche.

L’elettromiografia è un esame diagnostico che permette di studiare la funzionalità dei muscoli e dei nervi connessi presenti in una data area del corpo. L’elettromiografia trova impiego nella diagnosi delle patologie muscolari e neuromuscolari, le quali sono classicamente associate a sintomi come formicolio, intorpidimento, debolezza muscolare, crampi, spasmi o paralisi di un particolare distretto anatomico.  Dal punto di vista procedurale, l’elettromiografia prevede l’impiego di uno strumento chiamato elettromiografo e comprende tipicamente due momenti: lo studio della conduzione nervosa, ottenuto mediante elettrodi di superficie, e la valutazione dell’attività elettrica, stabilita tramite appositi agoelettrodi. Dal punto di vista strumentale, prevede l’utilizzo di alcuni elettrodi e agoelettrodi, e di un’apparecchiatura computerizzata particolare (l’elettromiografo), capace di registrare e tradurre in un grafico l’attività muscolare e i segnali nervosi che transitano lungo i nervi deputati al controllo dei muscoli. L’elettromiografia è per un esame per lo studio della funzionalità di muscoli e sistema nervoso periferico. Solitamente, a eseguire l’elettromiografia è un tecnico del personale sanitario, mentre a interpretare i risultati della procedura è il neurologo (più raramente il fisiatra). L’elettromiografia trova impiego in tutti quei casi in cui si sospetti una malattia dei nervi o una patologia dei muscoli; sintomi e segni tipici di queste condizioni sono formicolio, intorpidimento e/o alterazioni della sensibilità a carico di distretti più o meno estesi del corpo, debolezza muscolare, dolore muscolare e crampi, paresi, spasmi muscolari involontari. L’elettromiografia permette una valutazione della funzione dei nervi e/o dei muscoli. L’esame è utile alla diagnosi o alla diagnosi differenziali di:

POTENZIALI EVOCATI
I potenziali evocati sono un complesso di esami pensati per studiare le risposte del sistema nervoso centrale a uno stimolo sensoriale, monitorando le vie nervose che dalla periferia portano le informazioni al cervello. In relazione all’organo sensoriale oggetto dell’esame si possono studiare Potenziali Evocati Motori (PEM o MEP), Potenziali Evocati Somato-Sensoriali (PESS) e Potenziali Evocati Acustici (PEA), P300.

POTENZIALI EVOCATI SOMATOSENSORIALI (PESS o SEP) 
Potenziali Evocati Somatosensoriali studiano la conduzione degli stimoli sensitivi attraverso i nervi periferici (usualmente i nervi mediani ed i nervi sciaticopoplitei interni) ed il midollo fino ai neuroni delle aree sensitive della corteccia cerebrale. L’esame dei Potenziali Evocati Somatosensoriali non è affatto doloroso. Consiste nel registrare, tramite elettrodi posizionati lungo la colonna e sul capo, i potenziali bioelettrici evocati dalla stimolazione dei nervi periferici degli arti superiori ed inferiori tramite impulsi elettrici di bassa intensità. Gli esami dei Potenziali Evocati Motori e dei Potenziali Evocati Somatosensoriali sono utilizzati principalmente nella diagnosi delle seguenti patologie:

  • sofferenza del midollo o mielopatia, specie prima e dopo interventi neurochirurgici per ernie o spondili;
  • malattia del neurone di moto, la SLA;
  • malattie demielinizzanti quali la sclerosi multipla; 
  • ictus;
  • atassie ereditarie, atassie cerebellari, paraplegia spastica, polineuropatie;
  • malattia di Parkinson e corea di Huntington;
  • malattie generalizzate del sistema nervoso centrale;
  • patologia del tronco encefalico;
  • patologia degli emisferi cerebrali.

POTENZIALI EVOCATI SACRALI
Nel caso di patologie che determinano alterazioni della continenza sfinterica (sia ritenzione che incontinenza) urinaria o fecale, in pazienti con disfunzioni erettili e infine in pazienti affetti da “dolore pelvico cronico”, è necessaria l’esecuzione dei Potenziali Somatosensoriali da stimolo del nervo pudendo. Si rende possibile così verificare la conduzione elettrica degli stimoli di tipo sensitivo proveniente dall’area genitale attraverso il nervo pudendo ed il midollo sacrale fino all’arrivo alla corteccia sensitiva cerebrale deputata a quest’area. Invece i Potenziali Evocati Motori con registrazione dai muscoli del pavimento pelvico, dopo stimolazione magnetica della corteccia cerebrale e del cono midollare, permettono la valutazione del tempo di conduzione centrale delle fibre motorie.

POTENZIALI EVOCATI ACUSTICI DEL TRONCOENCEFALO (BAEP’s, BAER’s, ABR)
I potenziali evocati acustici del troncoencefalo, chiamati anche BAEP’s, BAER’s o ABR, sono delle risposte bioelettriche che si registrano con degli elettrodi posti sul capo del paziente. Le risposte del paziente sono indotte (evocate) da alcune serie di stimoli acustici periodici, detti click, che vengono erogati per mezzo di cuffie poste sulle orecchie del paziente stesso. I potenziali originano dalle strutture anatomiche encefaliche che vanno dal nervo acustico alla corteccia uditiva, passando per il tronco cerebrale. Dalla morfologia e dai tempi con cui queste onde si formano il neurologo determina il corretto funzionamento delle strutture coinvolte dal suono. La procedura dei BAEP’s è semplice e sostanzialmente non invasiva.

POTENZIALI EVOCATI VISIVI (PEV O VEP)
I Potenziali Evocati Visivi (PEV o VEP) sono una indispensabile indagine neurofisiologica per la diagnosi e lo studio delle patologie neurologiche che coinvolgono il nervo ottico, le vie ottiche e la corteccia visiva. Permettono di valutare, in maniera obiettiva e non invasiva, l’integrità funzionale del sistema visivo. I PEV consentono sia la diagnosi precoce, rilevando la presenza di alterazioni funzionali, anche in assenza di sintomi o segni clinici evidenti, sia di monitorare l’andamento di un processo patologico a carico delle vie visive, oltre che di verificare l’efficacia di una terapia (follow-up).

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